Il fascino di una sana inquietudine

Va tutto alla grande: salute, lavoro, relazioni, contesto sociale. Non abbiamo niente di cui lamentarci, siamo circondati da persone che amiamo e che ci amano. Eppure, appena prendiamo una pausa dal tran tran quotidiano, sentiamo come un vuoto, una mancanza a cui non sappiamo dare un nome.

Se proviamo a parlare di questa sensazione con chi ci sta a fianco, spesso le frasi più comuni che ci vengono dette sono “Ma di cosa ti lamenti, ci sono tanti problemi reali e tangibili nel mondo, non c’è tempo per questioni “futili”, non essere egoista, ma cosa ti manca”. Può capitare di sentirsi soli o perfino in colpa per aver sollevato la questione.

Possiamo allora provare a ignorare questo segnale, magari continuando a riempirci di impegni e cose da fare per evitare di avere spazio per pensarci. Oppure possiamo provare a fermarci, a creare uno spazio nuovo, rivolto all’esplorazione di quel turbamento che ci sta chiamando.

Iniziamo quindi ad ascoltare e, tramite l’ascolto, iniziamo anche ad accettare quello che potremmo definire “inquietudine”. È in questo momento che stiamo salendo di livello, un piccolo passo verso una presa di consapevolezza superiore.

Mi piace chiamare questa una “sana inquietudine” perchè è un chiaro segnale di evoluzione personale, che è il primo passo per l’evoluzione dell’ambito sociale: che sia in campo personale o professionale, il contagio è naturale.

Come tutti i cambiamenti, si passa inevitabilmente attraverso una fase di sofferenza: fa parte del naturale corso della vita, non neghiamola. Il passaggio è doloroso, ma il dolore un giorno tornerà utile. Dicono che la saggezza non sia altro che sofferenza guarita: proviamo a guardare alle difficoltà come pura opportunità di crescita, imparando ad accoglierle anziché reprimerle.

E una volta arrivati a capire che fa parte del gioco della vita essere in difficoltà, possiamo aprirci all’esterno e chiedere aiuto. Ognuno di noi ha delle risorse: capiamo quali sono e cosa possono diventare. Apriamoci all’esplorazione e lasciamoci sorprendere.

Per concludere: imparare ad ascoltarsi, ad accertarsi e a chiedere aiuto, coscienti che è tutto normale, fa parte della crescita di ognuno: a noi la scelta di decidere la modalità in cui affrontarla. Il mio consiglio è di farsi sorprendere dal fascino di una sana inquietudine… e tu, cosa ne pensi?

Torna su